"
Buongiorno onorevole, buongiorno senatore..."
mi sento dire ogni giorno quando arrivo al lavoro. Ancora adesso, a
volte, dopo quasi tre mesi mi giro indietro, magari il saluto è rivolto a
qualcun altro. No,
sono io l'onorevole, il senatore.
Ormai ci ho fatto l'abitudine, saluto, sorrido e vado avanti. Per i
palazzi dove siamo entrati, Montecitorio e Palazzo Madama, in tanti,
tantissimi, siamo quelli nuovi, i "
grillini", i ragazzini, "
dilettanti allo sbaraglio senza proposte" ( Marina Berlusconi e his father dixit), quelli su cui fare "
scouting" (cit. Bersani).
Mi aspetta la commissione, l'emendamento da studiare con i miei
colleghi, l'intervento in aula, il disegno di legge da presentare,
l'interpellanza urgente sull'ennesimo disastro. E poi l'incontro con il
sindacato, con Confidustria, con gli esodati. I primi a farsi avanti
come cavallette sono i giornalisti.
La mattina ti sorridono sempre. Prendo fiato e li affronto. Racconto di
quello che abbiamo fatto, spiego, mi accaloro, sono felice di vedere
che nonostante siamo al 57° posto nella classifica mondiale della
Libertà di stampa, ci sono giornalisti che vogliono sapere. Per un
attimo mi dimentico che da mesi quasi tutti i giornali non pubblicano
una riga sui nostri lavori, ma
solo gossip, retroscena, se non vere e proprie falsità.
Ormai so che serve a poco parlare con loro. L'indomani del mio, del
nostro lavoro, non si parlerà nei loro articoli. Ma guai a snobbarli,
sono una delle caste del Palazzo. E nel Palazzo poi ci sono le regole,
la burocrazia con cui bisogna fare i conti. A volte ci sentiamo soli.
Come quelle persone normali, con vite normali, con sogni normali, che
improvvisamente vengono invitate alla feste del Re e devono sottostare
ai precetti. Ma questo non è il palazzo del Re, non è la Città proibita,
è il Parlamento. Ma visto da dentro, questo Palazzo fa paura. E io,
noi, non ci possiamo permettere di avere paura.
"
Buongiorno, buongiorno...". E' il refrain che mi avvolge mentre navigo nei corridoi. Sono i miei "
colleghi", quelli "eletti" dalle segreterie dei partiti, dalle lobby, dai comitati d'affari, dal gossip televisivo. Mi chiedo, "
e noi cosa siamo?".
Una setta, burattini nelle mani di Beppe e Gianroberto, semplici
comparse a cui sono stati affidati i sogni e la rabbia di milioni di
persone?
Siamo uomini e donne liberi, quelli che
sentono ancora il profumo della vita, quelli che tengono ancora gli
occhi grandi sbarrati quando tutte le mattine vediamo i volti degli
intoccabili. Da tre mesi, come ha detto Alessandro Di Battista, vediamo
tutte le mattine "
la mafia in faccia", quella che non spara,
che non ha pallottole ma usa la legge, l'emendamento, il regolamento,
l'articolo di giornale o la comparsata in tv per dire ai sudditi, "
questo è il nostro paese e ci facciamo quello che vogliamo".
Lo fanno da sempre. Ma adesso hanno paura. Sanno che non siamo come
loro. Siamo quelli che vigilano, controllano e che sono pronti a votare
le buone idee, di chiunque siano. E magari ce ne proponessero una. Ma
non ci facciamo prendere in giro. Non ci prendete in giro, questo è un
consiglio. Smettetela di raccontarci che l'antiberlusconismo esiste
ancora. Non esistono più soldatini blu e soldatini rossi, ora sono tutti
grigi:
votano le stesse cose, dicono le stesse bugie, e hanno lo stesso odore, quello che si sente nelle camere di obitorio, davanti ai morti.
Questa politica non proporrà una legge elettorale per i cittadini, non
abolirà le province, non abolirà il finanziamento pubblico ai partiti e
tantomeno ai giornali, non proporrà il reddito di cittadinanza e non
investirà sulla scuola pubblica e sulle imprese. Ne parlano, ne
blaterano tutti i giorni. Ma sono annunci, solo spot che devono fare. Ne
parlano perché nel Palazzo sono entrati i cittadini.
Lo faremo noi, noi, quelli che sono considerati impreparati, ignoranti e
stupidi. Noi, con la forza della rete, con la forza delle persone
oneste. Faremo più in fretta possibile.
Ci riusciamo, perché non siamo soli. Ma
voi non lasciateci soli."
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PENSIERI A 5 STELLE DALLA RETE...il dopo voto...
"Diciamolo
chiaramente è stato un flop, anche preventivato e preventivabile ma non
in queste dimensioni. In ogni competizione elettorale precedente il
risultato nazionale è sempre stato migliore di quello regionale o
comunale, ma questo non spiega tutto. E’ evidente che non ci siamo fatti
capire, gridare contro la “casta”, con il supporto di Beppe ,e la
spinta dei media, è molto più facile che mettere in luce tutte le
porcate che quotidianamente il sistema dei partiti, nei territori, mette
in atto alle spalle dei cittadini. Penso alla voglia di delegare tutto
,ad enti di secondo livello, lontani da qualsiasi controllo elettivo,
alla concessione in via privatistica di tutti quei servizi infungibili
quali acqua, rifiuti, trasporti locali ,naturalmente in regime di
monopolio. Rendersi credibili all’amministrazione di un territorio, come
complessità, lo è ancora di più. Siamo ricchissimi di proposte ma
purtroppo non siamo stati bravi a spiegarle, l’elettorato ci ha
identificato esclusivamente come protesta In questo momento dovevamo
dare anche prospettive. Oggi abbiamo perso una battaglia, ma la guerra è
ancora lunga. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?) NOI
NEPPURE!"
"Sconfitta
di chi?Credo che l'unico sconfitto di questa tornata elettorale sia
solamente il popolo,il popolo italiano,un popolo che prima piange sulla
propria disfatta e poi rincorre coloro che disfatta portarono.Il popolo
che prima piange le sue vittime sacrificali e poi con una matita
mistifica qualsiasi sia stata una lacrima versata.Un popolo che in
passato fu simbolo ed espressione dei più grandi artisti,dei più grandi
inventori e delle più grandi civiltà della storia,un popolo che
oggi........forse è un popolo di bimbiminchia viziati da questo sistema
contorto di clientelismo politico e delle lobbies del Dio denaro,figli
del capitalismo più sfrenato.Chi è causa del suo mal pianga sé stesso."
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