Cassazione: una nuova sentenza libera l’acqua bellunese
Ci ha pensato ancora una volta la Corte Suprema di Cassazione a mettere la parola fine all’ennesimo tentativo di mercificare l’acqua.
Il bacino della Piave è uno dei più artificializzati d’Europa. La Regione Veneto sta per dare il via libera a 176 (ad oggi) nuove concessioni per impianti idroelettrici su fiumi e torrenti bellunesi, mettendo a repentaglio l’ecosistema delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità.
È un’aggressione che non conosce limiti; i nuovi squali d’acqua dolce,
approfittando di una deregolamentazione nazionale e regionale
irresponsabile se non connivente, si aggirano tra le valli e pianificano
impianti e derivazioni ad ogni salto d’acqua. Tubi, opere di presa,
piste di accesso, condotte forzate, colate di cemento negli alvei dei torrenti che a poco a poco diventano rigagnoli.
Produrre energia idroelettrica oggi, con gli attuali incentivi è un affare, un affare per pochi spesso a danno di un patrimonio paesaggistico e naturalistico unico e irripetibile.
Nel 2008 gli squali allungano il naso e nella Valle del Mis, un paradiso incastonato tra i monti del Sole nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
dove scorre il fiume. Il Parco, in aperto contrasto con la legge sui
parchi e il proprio regolamento, e contro ogni buonsenso, dà parere
favorevole all’opera.
La Regione, un
anno dopo, recepisce il nulla osta del Parco, il parere favorevole degli
altri enti interessati (Comuni e Provincia), della Commissione VIA
Regionale (Valutazione Incidenza Ambientale) e rilascia l’autorizzazione in barba alle proteste di centinaia di liberi cittadini del Comitato Acqua Bene Comune
Bellunese, degli Amici del Parco del Wwf e del Cai che in mille
occasioni hanno ribadito la palese illegittimità di quest’opera e che
decidono di ricorrere al Tribunale Superiore delle Acque.
Nel
2011 la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque dichiara la
centrale legittima. Una sentenza che lascia tutti sbigottiti; vi si
afferma che l’opera è correlabile ai ‘fini istituzionali’ del Parco in
relazione alla presunta elettrificazione della valle del Mis,
cosa palesemente non vera, e addirittura si arriva ad affermare che si
tratta di un intervento assimilabile a un’attività di tipo
“tradizionale”, in quanto l’idroelettrico è fortemente presente dal
dopoguerra nella nostra Provincia.
Così, all’inizio del 2012 la E.Va Energie Valsabbia Spa, società presieduta dall’ambientalista nuclearista, Chicco Testa, promotrice del progetto, inizia i lavori. Il Wwf e i comitati, superato lo sgomento, presentano ricorso in Cassazione e sostenuti da centinaia di cittadini organizzano una lunga serie di mobilitazioni
che culminano, nel luglio di quest’anno, con un corteo di migliaia di
persone in valle del Mis che occupano il cantiere e piantano
simbolicamente alberi tra le ruspe.
Nella storia comincia a guardarci dentro anche Giuliano Marrucci di Report che, nel servizio andato in onda, dà voce ai comitati e mette in evidenza l’inadeguatezza e la superficialità colpevole delle Istituzioni.
Il 9 novembre la Corte Suprema di Cassazione, (sentenza n. 19389) accoglie completamente il nostro ricorso e mette la parola fine al progetto con una sentenza limpida, definitiva e inappellabile.
Un
provvedimento che evidenzia le responsabilità di chi doveva controllare
e non ha controllato, di chi doveva tutelare e non ha tutelato, di chi
doveva difendere la dignità dei luoghi e di quelle comunità e non lo ha
fatto. Un monito ai politici attendisti rimasti al balcone mentre tanti
cittadini liberi, con generosità e coraggio, senza farsi intimorire da
richieste di danni milionarie, hanno fatto la cosa giusta.
Grazie a tutti coloro che sono usciti dalle proprie case per difendere la casa comune.
PS.
Ieri ci siamo ritrovati in valle del Mis, le ruspe erano già state
caricate sui camion e portate via, la valle ancora sanguinava ferita
dalle piaghe dei cantieri, ma il fiume scorreva fiero e imponente e il
rumore gioioso dell’acqua raccontava più di mille parole.
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Gli ultimi corsi d’acqua naturali delle Alpi, ormai meno del 10%,
vanno considerati reliquie e tutelati per il loro valore ambientale e
paesaggistico. Su questi fiumi si sta abbattendo la speculazione di
gruppi “imprenditori” che, sfruttando gli incentivi sulle rinnovabili,
contano di costruire decine di centraline idroelettriche tra le
Dolomiti “Patrimonio dell’Umanità” che, se autorizzate, porteranno alla
morte biologica molti torrenti della Provincia di Belluno.
Sono oramai 125 le domande di derivazione idrica a scopo idroelettrico presentate in provincia di Belluno, che interessano ben 70 corsi d’acqua e che si aggiungono alle 250 concessioni già presenti.
Stiamo parlando della distruzione degli ultimi corsi d’acqua naturali, delle ultime acque libere, di torrenti selvaggi di una bellezza che commuove, del regno misterioso delle mitiche anguane e della storia di questa terra, della memoria, della cultura, delle relazioni degli uomini con questo liquido misterioso e della sua complessa interazione con la vita che non si può omologare in nome dello sviluppo ad ogni costo.
La Regione Veneto non sembra interessata ad opporsi e molti comuni strangolati dai tagli stanno cedendo al ricatto dei potenti in cambio di qualche euro. In assenza di un piano energetico regionale, di regole certe sul deflusso minimo vitale e di un serio monitoraggio sugli effetti irreversibili e cumulativi di questa devastazione, orde di predoni dell’acqua stanno succhiando avidi dalle vene delle montagne.
È ORA DI DIRE BASTA!
Domani, domenica 22 luglio cerchiamo di essere in tanti alla marcia contro la centrale della Valle del Mis per dire BASTA allo sfruttamento dei fiumi. Il Comune di Ponte nelle Alpi ci sarà.
I predoni dell’acqua
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I predoni dell’acqua
Inserito da admin il 21 lug 2012 in Acqua, Ambiente, Pensieri e parole, Ponte nelle Alpi, Provincia |
2 commenti


Cantiere Val del Mis
Sono oramai 125 le domande di derivazione idrica a scopo idroelettrico presentate in provincia di Belluno, che interessano ben 70 corsi d’acqua e che si aggiungono alle 250 concessioni già presenti.
Stiamo parlando della distruzione degli ultimi corsi d’acqua naturali, delle ultime acque libere, di torrenti selvaggi di una bellezza che commuove, del regno misterioso delle mitiche anguane e della storia di questa terra, della memoria, della cultura, delle relazioni degli uomini con questo liquido misterioso e della sua complessa interazione con la vita che non si può omologare in nome dello sviluppo ad ogni costo.
La Regione Veneto non sembra interessata ad opporsi e molti comuni strangolati dai tagli stanno cedendo al ricatto dei potenti in cambio di qualche euro. In assenza di un piano energetico regionale, di regole certe sul deflusso minimo vitale e di un serio monitoraggio sugli effetti irreversibili e cumulativi di questa devastazione, orde di predoni dell’acqua stanno succhiando avidi dalle vene delle montagne.
È ORA DI DIRE BASTA!
Domani, domenica 22 luglio cerchiamo di essere in tanti alla marcia contro la centrale della Valle del Mis per dire BASTA allo sfruttamento dei fiumi. Il Comune di Ponte nelle Alpi ci sarà.
I predoni dell’acqua
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