Le smart grid alla prova della realtà
Le smart grid - le reti intelligenti
indispensabili per la transizione energetica - sono ormai uscite dalle
università e stanno rapidamente diventando una realtà industriale in
grado di accompagnare la crescita o il cambiamento della domanda di
energia del Paese. Un'indagine sulla rete intelligente condotta tra gli
operatori.
18 giugno 2012

Le smart grid sono ormai uscite dal rango di applicazione ed eccellenza nelle università e stanno rapidamente diventando una realtà industriale
in grado di accompagnare la crescita o il cambiamento della domanda di
energia del Paese e contribuire significativamente alla riduzione dei
consumi primari e quindi all’incremento dell’efficienza energetica.
Diventa quindi utile e importante provare a guardare al tema partendo da
un punto di vista più sistemico. I dati e le ricerche sulle smart grid
sono state a oggi prevalentemente di carattere tecnologico, con
l’obiettivo prioritario di definire gli scenari nei quali calare
l’infrastruttura tecnologica in evoluzione. È però importante
raccogliere anche informazioni sul mercato attuale e in fieri, e sulle
aspettative che gli operatori del settore hanno del contesto energetico
ed economico sottostante le smart grid.
Partendo da queste considerazioni è stata preparata un’indagine – elaborata nell’ambito di Smart Grids, un progetto strategico “PS_44” del Politecnico di Bari (www.smartgridproject.it)
– basata su questionari rivolti a 41 operatori del settore della
distribuzione elettrica e gas, che risultano, anche secondo le regole
definite dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, gli attori maggiormente coinvolti
nella realizzazione dell’infrastruttura smart, ferma restando la
consapevolezza che i benefici che deriveranno dalla sua realizzazione
saranno spalmati sull’intera filiera energetica. Ciò che emerge è un
deciso orientamento verso aspetti concreti dei progetti, con una marcata
attenzione nei confronti dei fattori esterni che possono influenzarli
quali, per esempio, gli orientamenti dei consumatori.
Il
28,2% dei soggetti intervistati dichiara di essere già stato coinvolto
in un progetto inerente in qualche modo le smart grid, percentuale che
copre abbondantemente i progetti già approvati dall’Autorità all’interno
del piano di incentivazione. I progetti restano però prevalentemente in
fase prototipale o di ricerca, solo il 27,3% risulta essere a un livello di maturità di mercato (Fig. 1).
Restringendo
l’attenzione sul solo comparto elettrico, la percentuale degli
operatori già coinvolti in progetti inerenti le smart grid scende al
21,2%, tutti in fase prevalentemente prototipale:
nessun progetto elettrico risulta in fase di ricerca e solo due hanno
già maturità di mercato, con l’evidente deduzione che la spinta iniziale
- partita con l’installazione dei contatori smart - non ha ancora
grande seguito.
Scontato l’interesse
(oltre il 45%) per l’evoluzione tecnologica e l’identificazione in essa
di uno dei driver principali per l’introduzione e l’evoluzione
dell’infrastruttura smart nel Paese; un po’ meno – in realtà una gradita
sorpresa, visti i trascorsi passati di anarchia metodologica –
l’opinione ampiamente diffusa, oltre il 75% degli operatori la
condivide, che il ruolo degli standard, e più
precisamente l’introduzione di uno standard aperto e univoco di
interoperabilità tra le varie tecnologie, sia un fattore chiave per lo
sviluppo delle smart grid e dei servizi a esse collegati (Fig. 2).
Resta da vedere poi se questo orientamento sia solo frutto di un
auspicio generalizzato o si tradurrà in azioni concrete, come viene
delineato per esempio dal progetto Open Meter o come auspicato anche
dalla Comunità Europea, che con il mandato M/441ha chiesto agli
organismi quali European Committee for Standardization (CEN), European
Committee for Electrotechnical Standardization (CENELEC) ed European
Telecommunications Standards Institute (ETSI) di definire una specifica
con un’architettura aperta e protocolli di comunicazione per
l’interoperabilità per gli smart meter e le smart grid.
In ogni caso, è ormai opinione condivisa che le smart grid siano irrinunciabili e
che la loro introduzione sia solo questione di termini più o meno
brevi: il 10,5% ritiene che l’implementazione sia necessaria subito e il
44,7% entro i prossimi 5 anni (Fig. 3). Peccato che ci si fermi all’opinione. Infatti, solo il 22,2% dei player ha già allocato un budget
per progetti legati alle smart grid, e tra questi ben il 44,4% non ha
allocato più di 100mila euro (decisamente pochi se si pensa che il SET
Plan europeo stima in almeno 2 miliardi di euro l’investimento
necessario per rendere smart le reti di distribuzione nei prossimi 10
anni, e la previsione di spesa europea in smart grid si aggira intorno a
5 miliardi annui), mentre solo 3 di loro hanno allocato budget
superiori al milione di euro.
Sempre sul fronte investimenti c’è poi totale unanimità sulla richiesta di incentivi:
l’87,5% degli operatori è convinto che un incentivo statale sia
necessario per supportare gli investimenti richiesti a implementare
l’infrastruttura, mentre solo il 2,5 ha risposto di no; tra le forme di
incentivazione preferite risultano i contributi in conto capitale ed è
molto interessante – soprattutto disaggregando per comparto e
considerando solo quello elettrico – che la forma di incentivazione
usata attualmente per gli investimenti in infrastrutture, ossia la
remunerazione a tariffa concordata, abbia ricevuto solo l'11% delle
preferenze (Fig. 4).
Dal
punto di vista del mercato e della penetrazione, importanti sono le
opinioni su eventuali ostacoli che, oltre a quelli tecnologici, vengono
identificati prevalentemente in problemi normativi e legislativi
mentre, in controtendenza rispetto alle opinioni espresse riguardo i
finanziamenti, l’aspetto economico non è ritenuto un ostacolo rilevante.
Ovvia conseguenza, la politica energetica nazionale è ritenuta inadeguata per affrontare l’introduzione delle smart grid in Italia.
È
da notare tra l’altro la posizione dei distributori gas che mostra più
di un dubbio riguardo a un ruolo attivo delle reti che trasportano il
metano. Infatti, se quasi il 78% degli intervistati ritiene che lo smart metering nel gas
sarà implementato entro i prossimi dieci anni, una buona parte di essi,
oltre il 60%, non è in grado di dire (indecisione o soltanto
diplomazia?) se lo smart metering delineato dalla delibera AEEG ARG/gas
155/08 sia qualcosa che effettivamente ha a che fare con le smart grid; e
le cose certamente non migliorano se a questa buona parte di soggetti
si somma un altro 21%, che rappresenta il valore di coloro che
forniscono una risposta negativa.
A questo punto, non potevano mancare considerazioni riguardo ai consumatori
– reali destinatari dell’infrastruttura – e all’ambiente. I primi
possono in ultima analisi essere la chiave del successo delle smart grid
(oltre il 63% degli intervistati) se si riesce a costruire un percorso
di accettazione da parte loro della nuova infrastruttura; c’è però da
aggiungere che c’è quasi unanimità (oltre l’83%) nel ritenere che i
consumatori al momento non abbiano una precisa consapevolezza dei
cambiamenti implicati dall’introduzione delle smart grid e dei vantaggi
che possono derivarne, sia dal punto di vista tecnologico che – assai
più importante – da quello dei servizi evoluti sottesi da una tale
infrastruttura.
La causa sembra essere la sensazione che ci sia un ritardo e una carenza di informazione
e coinvolgimento dei consumatori, con una conseguente scarsa
divulgazione dei benefici – benefici che la stessa maggioranza di
operatori però colloca sostanzialmente solo nel campo dei risparmi:
riduzione dei consumi, bollette meno care e una sostanziale maggiore
sicurezza dell’approvvigionamento. Pessimismo invece sulla disponibilità
da parte dei consumatori a sopportare una maggiorazione della tariffa
per ripagare gli investimenti necessari all’implementazione delle
infrastrutture: oltre l’81% degli operatori ritiene che al momento sia
difficile spiegare e giustificare eventuali aumenti delle bollette con i
benefìci introdotti dalle smart
18 giugno 2012
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